Il più grande caffè d’Europa
Una città ricca di storia e tradizioni. Famosa per la sua forma urbana a ‘spina di pesce’ e per la vita movimentata tra le sue calli e nei vicoli. Mentre l’anima resta sospesa tra terra e acque della laguna
Curzio Malaparte l’aveva definita il “più grande caffè d’Europa” riferendosi alla sua vita movimentata e quasi febbrile, tanto bene descritta da Carlo Goldoni nelle sue celebri commedie. In quasi tutte le ore del giorno affollata di gente tra vicoli, calli, sotto i portici e soprattutto negli innumerevoli caffè.
Oggi Chioggia, con gli oltre 53 mila abitanti, è la sesta città più popolosa del Veneto, seconda isola per grandezza della laguna veneta e una forma urbana a ‘spina di pesce’. Esisteva certamente in epoca romana e deve forse il nome alla fossa Clodia, uno dei rami del delta dell’antico fiume Brenta. Nel 1110 sede vescovile, e in seguito sottoposta all’autorità della Serenissima – Clugia Major (Chioggia) e Clugia Minor (Sottomarina) erano undicesima e dodicesima isola del dogado veneziano -. Famosa nel Medioevo per la produzione del pregiato ‘sal Clugiae’, la città fu teatro della storica Guerra di Chioggia (1379-80) tra le Repubbliche marinare di Genova e di Venezia.
A chi passeggia per le calli della città (ben 74) balza subito all’occhio che il cuore pulsante è il Corso del Popolo. Ampia arteria lunga 830 metri che attraversa il centro storico da nord a sud e che viene chiamata significativamente la ‘piazza’. Infatti, più che a una strada, il Corso è simile a un salotto ampio e accogliente su cui si affacciano i principali monumenti della città.
Ma il paesaggio è fatto anche di calli, ponti, portici, canali, squeri. Caratteristiche, appunto, le calli, anche queste non solo semplici vie ma luoghi in cui si vive, si lavora e si gioca. Un salotto comune che prolunga fuori casa gli spazi abitativi sempre troppo angusti. E poi i canali che scorrendo, dividono a fette il centro storico: il canal Vena, con i suoi nove ponti, dove si svolge il pittoresco mercato giornaliero del pesce e della frutta e verdura; il canal Lombardo e il San Domenico, alle cui fondamenta sono ormeggiate le barche per la pesca d’altura.
Del tutto peculiari sono i tanti portici che neppure Venezia (se si fa eccezione per piazza san Marco) possiede in così grande numero. Una caratteristica che – come annotò il noto critico d’arte Cesare Brandi – rende Chioggia “mezza di terra e mezza di acqua”, “mezza veneziana e mezza emiliana”. Una soluzione per recuperare spazio abitativo, ma che risponde pure alla funzione di riparare dalle intemperie e dai raggi del sole.
A completare il paesaggio peschereccio ecco gli “squeri”, cantieri dove vengono costruite e riparate le imbarcazioni, dalla particolare architettura sulla cui architrave spicca una sorta di altarino con un’immagine celeste, posta a protezione dei lavoranti.
Una città che racchiude tutti gli ingredienti per diventare semplicemente indimenticabile. Una struttura urbana e soluzioni architettoniche che si fondono con il paesaggio, i profumi e i colori. E un’anima così singolare e autentica che non finisce di emozionare mai.