E’ un piccolo gioiello rinascimentale a pochi chilometri da Treviso. Una cittadina che accoglie il turista con raffinata ospitalità mentre il Leone di San Marco ricorda gli splendori del dominio veneziano
Portobuffolè è immersa nel verde della tranquilla campagna trevigiana.
La romana [B]Septimum de Liquentia[/B], perché distante sette miglia da Oderzo e perché situata in un’ansa del Livenza, acquista il nome Portus Buvoledi o Bufoledi solo intorno all’anno Mille. E numerosi documenti attestano che all’epoca già esistevano un castello e un porto fluviale.
A chi oltrepassa il ponte che immetteva alla [B]Porta Trevisana[/B], distrutta nel 1918, si presenta la piccola e raffinata Piazza Beccaro, circondata da palazzi dalle importanti facciate, alcune delle quali affrescate. Da questa piazza si arriva alla splendida dimora trecentesca di [B]Gaia da Camino[/B], nobildonna colta e affascinante immortalata da Dante nel Purgatorio e appartenente a una della famiglia trevigiane più potenti che, dopo aver ricevuto in dono dal marito la piccola Portobuffolè, decise di stabilirvi la sua corte.
Fu con il [B]dominio veneziano[/B] che la cittadina conobbe il periodo di maggior splendore diventando un importante scalo fluviale. La Serenissima concesse a Portobuffolè il titolo di Città, lo stemma gentilizio e un podestà. Il [B]leone di San Marco[/B] che si ammira sopra la porta del Monte di Pietà, quello che domina in piazza Maggiore e quello posto sopra l’arco esterno di Porta Friuli testimoniano l’influenza veneziana.
Nell’incantevole e rinascimentale centro storico, oltre alla [B]casa-museo [/B]di Gaia da Camino, sono da ammirare la [B]Dogana[/B], il Monte di Pietà, la [B]Loggia comunale[/B], rifacimento del fondaco gotico, e il Duomo, che prima di diventare chiesa cristiana era una sinagoga ebraica. Al suo interno è conservato un crocefisso ligneo del ‘400 di scuola tedesca e uno splendido organo della casa Callido di Venezia con 472 canne di zinco e stagno.